Diabete e atletica: si può, senza stress!

17 Luglio 2018

L'esperienza di Federica Parruccini, atleta dell'Acsi Campidoglio Palatino

Diabete e sport, si può, si deve! È l’esperienza di un gruppo di ragazzi affetti da diabete mellito di tipo 1 che sono stati coinvolti nei corsi di atletica leggera organizzati dall’Acsi Campidoglio Palatino nei campi sportivi di Roma, Monterotondo e Ariccia. Tutto è nato dall’organizzazione di una manifestazione, in occasione della Giornata Mondiale del Diabete nel 2017, durante la quale sono stati coinvolti oltre 150 partecipanti tra famiglie, allenatori, insegnanti e medici. Lo scopo della giornata, organizzata in collaborazione con le associazioni D-Project onlus, ADIG Lazio, AGD Viterbo, ANIAD e con il contributo della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, che ha sostenuto l’iniziativa, è stato quello di avvicinare i bambini e i ragazzi con diabete mellito alla pratica sportiva e coinvolgere genitori, tecnici preparatori e medici in un seminario sulla malattia. Si è illustrato come affrontarla durante l'attività, come lo sport quando si accompagna alla gestione consapevole della patologia migliora la qualità della vita. La pratica sportiva da una parte modifica il metabolismo dei nutrienti importanti nella regolazione della glicemia, meccanismo che va conosciuto per dominarlo in presenza del diabete, dall’altra agisce sulla componente psicologica in maniera rilevante generando senso di benessere e autostima e aspetto fondamentale determina nel giovane la capacità di controllo delle proprie sensazioni.

Gli sportivi agonisti con diabete, se motivati e in buon controllo glicemico hanno la stessa capacità nel raggiungimento delle prestazioni come una persona non affetta dalla patologia. L’Acsi Campidoglio Palatino ha avviato in 3 centri dei corsi di atletica leggera tenuti da istruttori formati ad affrontare correttamente il rapporto diabete, allenamento e gara. I corsi hanno coinvolto decine di ragazzi con lo scopo di avviarli alla pratica sportiva. Non sono mancate le sorprese derivanti dallo scoprire le potenzialità nascoste e le prestazioni ottenute da alcune ragazze con diabete T1.

Oltre alla partecipazione a manifestazioni di carattere regionale che hanno coinvolto molti ragazzi e ragazze, un'atleta del club ha raggiunto una finale del campionato italiano individuale, un’altra ha raggiunto il “pass” di partecipazione ai campionati italiani allieve, ottenibile solo col raggiungimento di una prestazione che la pone tra le prime in Italia nella propria specialità. Nessun limite da superare, nessuno stress da vivere, l’agonismo fa parte del bagaglio solo di alcuni ragazzi, per altri si mantiene solo l’aspetto ludico e socializzante dello sport. Ecco la testimonianza di Federica Parruccini: ha fatto il suo esordio nei campi di atletica leggera nel 2010 all’età di 9 anni e da allora non si è più fermata. Atleta eclettica ha diversificato dalla velocità alla corsa ad ostacoli, dal salto in lungo al salto in alto, fino a scoprirsi lanciatrice di disco e martello, specialità nella quale sta ottenendo i suoi migliori risultati. Ha raggiunto la qualificazione ai campionati italiani di categoria, dove l’elitè dell’atletica nazionale si sfida per il titolo più ambito, dove lei si è ben piazzata.

Federica come hai scoperto l’atletica leggera?

Ho scoperto l’atletica perché era lo sport praticato da mia sorella, mentre io ero costretta ad andare in piscina. A novembre del 2009, visto che non mi divertivo più a nuotare, i miei genitori mi hanno finalmente portata al campo sportivo… è stato un amore a prima vista!

Quando è stato l’esordio del diabete di tipo 1?

Ho avuto la diagnosi di diabete a gennaio 2010. E’ stato un esordio in sordina, scoperto dopo analisi di routine. Non avevo i sintomi classici di questa patologia, dopo la scoperta ho avuto una “luna di miele” piuttosto lunga. All’esordio ho dovuto rimettere in discussione tutto e iniziare una nuova vita in compagnia di un ospite scomodo. Anche se ero piccola (avevo 9 anni) ero già piuttosto cocciuta e non ero disposta a rinunciare al mio sport preferito.

Il diabete ha limitato la tua attività sportiva?

Direi di no. Ho dovuto fermarmi per un mese dopo la diagnosi, per capire come gestire il tutto, poi non ho più mancato un allenamento o una gara. Ho avuto sempre il supporto della mia famiglia, grazie al mio carattere positivo ho sempre pensato di non dover rinunciare a niente. Il diabete è un limite solo se lo vivi come tale!

Quali obiettivi ti poni nello sport?

L’atletica è uno sport stupendo, si suda e si fatica, ma quando si fa con passione è anche un gran divertimento. Punto a fare meglio della volta precedente, ogni centimetro guadagnato è una grande gratificazione… poi se si sale sul podio ancora meglio!

Credi che lo sport sia d’aiuto nella tua vita quotidiana? Quali sono secondo te gli aspetti più belli e quelli più difficili?

Più che un aiuto lo reputo indispensabile. Oltre ad aiutarmi a gestire al meglio le glicemie, è una valvola di sfogo, un momento da condividere con amici che hanno la mia stessa passione, un modo per crescere mettendomi alla prova. Per questo sport faccio tanti sacrifici, esco da scuola e vado direttamente al campo, dopo 2 ore di allenamento torno a casa dove mi aspettano i compiti, il fine settimana lo dedico alle gare, spesso in località piuttosto distanti pertanto l’uscita con gli amici salta, ma ne vale sempre la pena. Certo mi piacerebbe poter dire che a ogni competizione raggiungo il risultato prefissato, non è così come per tutti gli atleti, dopo tanta fatica mi risulta difficile gestire la frustrazione dell’insuccesso.

Che scuola stai frequentando?

Frequento il terzo anno del liceo linguistico

Che sogno hai nel cassetto?

Il sogno nel cassetto… forse è scontato, mi sarebbe piaciuto diventare un’atleta professionista, ma sono cosciente delle mie capacità, quindi per il momento è già un grande risultato la qualificazione agli italiani Per il futuro si vedrà, sarà comunque qualcosa che ha a che fare con l’atletica, d’altronde il primo amore non si scorda mai!



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