100 metri al Golden Gala: dove tutto può accadere

27 Maggio 2018

Il 31 maggio fari puntati sul rettilineo dello Stadio Olimpico di Roma. Alle ore 21.35 Baker, Coleman e le frecce azzurre Tortu e Jacobs pronti ad affrontare gli uomini più veloci del mondo.

di Giorgio Cimbrico

Il rettilineo dell’Olimpico di Roma è un labirinto dove tutto è possibile, è il teatro di una delle 7 sconfitte di Usain Bolt in 134 capitoli del suo regno simile a un impero. Capitò al Golden Gala 2013: Justin Gatlin 9.94, il Lampo un centesimo dietro. Due anni dopo, ancora per un centesimo, 9.75 Gatlin, avrebbe strappato il record del meeting romano a Bolt che a sua volta aveva scavalcato Tyson Gay, 9.77 nel 2009.

Proprio un lontano parente di Gay, Ronnie Baker, kentuckyano come Tyson, si propone come l’uomo da battere il prossimo 31 maggio. Il 9.78 con 2.4 di vento di coda è eloquente sui progressi del 24enne che guida la graduatoria di stagione con il 9.97 di Torrance, ad aprile, e che soprattutto si è lasciato alle spalle Christian Coleman, l'argento mondiale all’esordio outdoor dopo un inverno rovente. Sorprendente? Non del tutto. Ad Albuquerque, nel giorno del 6.34 di Coleman, Ronnie aveva retto per 40 metri chiudendo in 6.40 e a Birmingham era salito sul podio, terzo, alle spalle di Christian e del piccolo e muscolato cinese Su.

VIA COL VENTO - Non è la prima volta che Baker assaggia il vento che spesso spazza Hayward Field, il luogo dove sono stati registrati 33 tempi "iperassistiti" da Eolo tra 9.68 (ricompare il nome di Gay, stagione 2008) e 9.88. L’anno scorso, con una corrente alle spalle della stessa intensità di sabato, il giovanotto che da universitario correva per Texas Christian aveva chiuso in 9.86. Violento partente, Baker ha saputo reagire quando è stato affiancato da Coleman, lasciandolo a sei centesimi. A un decimo tondo, il lunghissimo britannico Reece Prescod, capace di un lanciato di enorme efficacia. Prescod, da barista in un golf club del Surrey e aspirante agente immobiliare, aveva saputo dare segni di sé l’anno scorso, conquistando la finale ai Mondiali di Londra e in questo momento, in proiezione Europei di Berlino appare, con il francese Jimmy Vicaut, come la più pericolosa alternativa ai progrediti azzurri Filippo Tortu e Marcell Jacobs che, dopo il pomeriggio savonese (10.09 e 10.03 Pippo, 10.04w e 10.08 Marcell), hanno trasformato i 100 del Golden Gala nel piatto più prelibato della serata. Scontrarsi con due fulminei allo sparo come i due americani, rappresenta una formidabile occasione.

RAZZO TASCABILE - Per Ronnie, due volte campione Ncaa e una campione Usa dei 60, uno scalpo importante. Christian Coleman è l’uomo che si è trasformato in proiettile, che porta addosso l’etichetta di razzo tascabile: dopo che John Ross, nel draft della National Football League dell’anno scorso - che gli valse l’ingaggio da wide receiver dei Cincinnati Bengals - corse le 40 yards in 4.22 proclamando di essere l’uomo più veloce del mondo, anche più veloce di Usain Bolt, Christian rispose in 4.12. Il velocista della Georgia aveva già conquistato un posto nella galassia universitaria: dopo Justin Gatlin, il primo sprinter della Tennessee University, i Volunteers, a metter le mani sulle accoppiate di titoli Ncaa 60-200 e 100-200. E’ bruciante sul brevissimo e sul breve, ma anche convincente quando si tratta di sfidare la distanza doppia: 19.85 centrato in un turno preliminare delle finali universitarie.

FULMINE SOTTO IL TETTO - Sui 60 il piccolo Christian è il più veloce di sempre: a gennaio, a Clemson, South Carolina, alla prima uscita 6.37, due centesimi meglio di Maurice Greene delle pregiate stagioni 1998 e 2001. Record mondiale non portato alla ratifica per blocchi non adeguatamente collegati alla pistola dello starter. Poco male: ai campionati americani ha approfittato dell’altitudine di Albuquerque, 1619 metri, per bruciare il rettilineo in 6.34, questa volta record senza discussioni, trascinando Baker a 6.40. A seguire, titolo mondiale a Birmingham: 6.37 è il miglior tempo registrato a livello del mare. E prima corona dopo i due secondi posti su 100 e staffetta conquistati sempre su suolo inglese, ai Mondiali di Londra.

E’ il ritorno in scena dei normali: Christian è alto 1,74 per 72 kg, una ventina di centimetri e una ventina di chili distante da Bolt il titano. Un peso medio che a Londra, in uno scontro aperto a ogni categoria di peso, è andato ad affrontare mediomassimi e massimi, rischiando di portare a casa la corona mondiale. Metro più, metro meno, ai 90 era in testa il ragazzo nato pochi mesi prima che nella sua città, Atlanta, andassero in scena i Giochi del Centenario. Per i 100, l’Olimpiade dell’elegantissimo canadese Donovan Bailey, oro e record mondiale collocato a 9.84, per provare a far dimenticare il carico di vergogna piovuto addosso al paese dell’acero otto anni prima a Seul con l’affaire Ben Johnson.

L'ARGENTO DI LONDRA - Nella concitazione dell’elettrica finale Christian diede una piccola, fugace occhiata, vide che era riuscito a guadagnare sul Bolt dell’addio un margine che neppure il semidio poteva colmare. Al largo, ombra nera e cavaliere oscuro, stava scivolando sui binari della sua corsa perfetta Justin Gatlin, il reprobo, l’eterno, capace di tornare a conquistare un titolo globale a tredici anni dall’oro olimpico di Atene, a dodici dal titolo mondiale nella piovosa Helsinki. Quella sera, allo stadio olimpico di Stratford, Gatlin venne investito da un irato flutto di fischi, Bolt ebbe il giusto “homenaje” per tutto quello che aveva saputo offrire nei suoi lunghi anni di tuono: l’addio da sconfitto non lo rendeva meno grande, semmai meravigliosamente umano. E così tutto lo spazio venne divorato dal solito sospetto e dal collezionista di tanto oro da trasformarlo in un moderno Mida.

Coleman finì dentro questo sandwich e di lui si finì per parlare poco. Unico commento possibile: aveva avuto l’occasione e non l’aveva sfruttata sino in fondo. Per giovinezza (aveva 21 anni), per scarsa esperienza, per incapacità di correre sino in fondo una distanza solo all’apparenza molto breve. Le graduatorie erano chiare, eloquenti: in testa c’era lui, con il 9.82 di Eugene, una pista che con lui è sempre stata generosa. E lassù sarebbe rimasto, anche dopo il Mondiale. Nel frattempo, dopo l’auto-pensionamento di Bolt e l’età sempre più tarda di Gatlin, è diventato il numero 1 e l’Atteso. Al Golden Gala è pronto per la rivincita.

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