Sport e disabilità: la scommessa (vinta) di Zerulo

10 Novembre 2020

Fare sport fa bene, a tutti. Ne parliamo con Leonardo Zerulo, istruttore FIDAL e operatore per la disabilità qualificato ASI e con i giornalisti Gaetani e Piccioni

a cura di Moreno Saddi

La disabilità e lo sport, quali sono i benefici? Ne parliamo con Leonardo Zerulo, istruttore FIDAL e operatore per la disabilità qualificato ASI; con due contributi da parte di due noti e competenti giornalisti: Alessandra Gaetani di RomaSette e Valerio Piccioni della Gazzetta dello Sport. Il video della Maratona di New York del 3 novembre 2019 e frammenti dell’allenamento al Paolo Rosi, di cui mostriamo svariate foto!

Lo sport favorisce la salute psico-fisica e la longevità di chi lo pratica. Nel mondo delle disabilità l’introduzione e la pratica di attività sportive ha comportato numerosi benefici. Anche ragazzi con autismo dovrebbero avere la possibilità di esercitare attività sportive come tutti i ragazzi a sviluppo neuro-tipico, preferibilmente in un contesto inclusivo in modo da migliorare oltre la forma fisica ed eventuali deficit motori anche l’interazione sociale e relazionale. È dimostrato che praticare con regolarità lo sport, oltre a migliorare la condizione fisica, porta progressi in relazione ai comportamenti ripetitivi e stereotipati, nella cognizione e livello di attenzione come pure nel comportamento socio-emotivo. L’attività sportiva può aiutare ad apprendere nuove funzioni senso-motorie e cognitive in quanto vengono allenati meccanismi di riconoscimento dello stimolo sensoriale. Inoltre, può essere utile per apprendere a memorizzare le sequenze di un compito mantenendo alta la concentrazione senza dispendio di energia. Utile ad avere: il rispetto, la cura e la conoscenza del proprio corpo; la gestione dell’ansia e dello stress mediante un apprendimento relativo all’autoregolazione emotiva.

DEDIZIONE E PROFESSIONALITA’ - Ne parliamo in maniera sintetica con Leonardo Zerulo istruttore FIDAL e operatore per la disabilità qualificato ASI (Associazione Sportiva Italiana).

“Ho iniziato ad interessarmi di sport e disabilità nel 2004, allenando bambini, ragazzi e adulti con disabilità fisica, sensoriale e relazionale con disturbi dello spettro autistico. Nel 2006 entro a far parte della società del Club Atletico Centrale e dopo qualche anno, con il consenso del presidente Giorgio Lo Giudice abbiamo
aperto il settore Sport e Disabilità presso lo Stadio Paolo Rosi all’Acqua Acetosa.

Non è un lavoro ma una missione che svolgo con amore, passione e professionalità. La formazione è il vero fulcro per gestire i rapporti personali e gli allenamenti di chi è diversamente abile.”

L’IMPORTANZA DELLA CORSA DI MIGUEL, TRA SPORT E SOLIDARIETÀ!

(di Alessandra Gaetani/RomaSette.it del 21 gennaio 2019)

Il Club Atletico centrale Roma sette anni fa ha aperto alla disabilità e ne fanno parte persone affette da autismo e disturbi relazionali. Leonardo Zerulo, istruttore, spiega: «Abbiamo iscritti dai 6 ai 50 anni che aspettano questo appuntamento tutto l’anno. Hanno dimostrato che possono correre da soli. Quando sono arrivati non riuscivano ad attraversare la strada senza la mamma». Autonomia e autostima sono la benzina. «Lavoriamo anche con i genitori», continua Zerulo. Il papà di Matteo Di Ianni ha un rammarico: «Essermi accorto per caso del grande aiuto dello sport. Io ho sempre corso e mi ero preparato per andare a Villa Doria Pamphilj. L’assistente sociale ebbe un incidente e portai Matteo con me. Da quel giorno è cambiato. Prima teneva sempre una mano davanti agli occhi, ora invece va da solo a correre e saluta tutti. Se lo avessi scoperto quando era più piccolo le nostre vite sarebbero state migliori».

QUATTRO RAGAZZI E UNA FOTO: A NEW YORK PER BATTERE L’AUTISMO

(di Valerio Piccioni/La Gazzetta dello Sport del 4 Novembre 2019)

Amicizia, solidarietà e la vera essenza dello sport: quando la voglia di correre e il sentimento della fratellanza supera ogni limite, anche quello delle barriere alzate dal disturbo autistico

La maratona di New York è una strepitosa collezione di foto. Noi ne abbiamo scelta una. Una foto che nasconde tante storie. Anzi, tanta vita. E un’amicizia grande, quella che lega da anni Leonardo, Matteo, Mario e sua sorella Silvia. Costruita in molte mezze giornate, domeniche mattina podistiche, pomeriggi ad allenarsi allo stadio Paolo Rosi, all’Acqua Acetosa, a Roma. Storia di una foto. E di un momento, quando il WhatsApp del telefonino te la regala fresca, fresca dalla Grande Mela, che ti rimette al mondo nei giorni dello squallore dei cori razzisti negli stadi. Perché c’è in questi quattro maratoneti, con 42 chilometri e 195 metri nelle gambe e nei sorrisi, tutta la bellezza dello sport.

Un “ce l’hanno fatta” che diventa in un istante “ce l’abbiamo fatta”.

Grazie a Leonardo Zerulo, “il volontario” per tutti, per le mille cause abbracciate, per le mille corse solidali affrontate, per i tanti rapporti con donne e uomini che fino a qualche tempo fa sarebbero stati lontani anni luce dalla parola maratona e che oggi invece l’hanno toccata, vissuta, corsa. Per esempio, Matteo e Mario, podisti autistici, che con la corsa hanno rotto dei muri e inventato canali di dialogo apparentemente precluse e fino a ieri impossibili.

DALL’IDEA ALLA FOTO - E così eccoli a New York. L’idea viene a un vecchio lupo del Central Park, Giuseppe Vasapollo, uno che quel traguardo, quel brulicare del Ponte da Verrazzano, quei tanti let’s go sulle mani, li ha sentiti una montagna di volte fino a essere il settimo nella classifica degli italiani che hanno inanellato più maratone di fila a New York. Giuseppe gli dice: “Perché non venite pure voi?”. E loro cominciano a riempire quegli allenamenti di pensieri. Che poi diventano sogni. E poi viaggio. E poi chilometri. E poi questa foto, bellissima, felice, avvolgente. Una cartolina simbolo di quest’Italia che sbarca a New York con tanta voglia di correre e di emozionarsi e per il quale il momento dell’arrivo è come un personalissimo sbarco sulla luna.

6 ORE E 52 MINUTI, DIMENTICAVAMO - I quattro moschettieri dello stadio Paolo Rosi hanno impiegato poco più di 6 ore e 52 minuti per completare il percorso. Mario e Matteo avevano e hanno ben altri ritmi delle gambe, ma stavolta è stato più bello starsene insieme infilando lo sguardo nell’unicità di questa città è di questa corsa. Ora si torna a casa, al loro Progetto Filippide, alla loro Corsa di Miguel, le storie che hanno adottato questo quartetto, più che altro che sono state adottate da questo quartetto. Intanto noi continuiamo a coccolare la foto che ti rimette al mondo. E ti mette voglia di andare a correre.

(Tutte le foto dell’associazione hanno il consenso dei genitori dei minori. Il video è realizzato dall’Associazione Sportiva Oratori per il primo Fair Play Festival ASO-Cernusco sul Naviglio)



La squadra


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