Il triplete di Lalli, nessuno come lui

22 Novembre 2022

Verso gli Europei di cross di Piemonte 2022: l’azzurro è l’unico ad aver vinto da under 20 (San Giorgio su Legnano 2006), under 23 (Bruxelles 2008) e senior, con l’impresa sulla neve di Budapest 2012

di Luca Cassai

Nessuno come lui nella corsa campestre. È il primo azzurro ad aver vinto un titolo individuale agli Europei. Ma anche il primo in assoluto, e finora l’unico, a diventare campione in tutte le categorie: under 20, under 23 e senior. Il re del cross è Andrea Lalli, protagonista di un’inedita e ineguagliata tripletta. Più di ogni altro ha trovato la sua massima espressione sui prati, con uno stile efficace e inconfondibile: piedi elastici e gambe potenti, unite a coraggio e determinazione. Quando si presentava al top della forma, gli avversari potevano gareggiare soltanto per la seconda piazza, tanto era schiacciante la superiorità del rosso molisano. Tre volte d’oro dopo essere andato in fuga da lontano come nel trionfo da junior nel 2006 a San Giorgio su Legnano, con una progressione inesorabile due anni più tardi a Bruxelles, o addirittura da lontanissimo nel giorno della consacrazione, sulla neve di Budapest nel 2012 in un’atmosfera fiabesca, conquistando il successo tra i “grandi”. Il primo italiano a riuscirci, e anche in questo caso l’unico, sempre finora. L’uomo delle tre corone.

2006 - Due vittorie in un colpo solo. L’Europeo fa 13, quante sono le edizioni della rassegna, e l’Italia fa centro in casa, davanti a un pubblico impazzito. Le nozze d’oro del mitico Campaccio da celebrare con un doppio oro per gli under 20 azzurri: si spezza l’incantesimo del titolo individuale che mancava, ma sul gradino più alto del podio c’è anche la squadra. Che festa a San Giorgio su Legnano, in un tempio del cross e in una mattinata di sole. Il piano era di attendere fino a metà gara, cercando poi di prendere l’iniziativa sul fango per la pioggia caduta nei giorni precedenti. Non lo rispetta Andrea Lalli, semplicemente perché sta troppo bene: subito al comando, sferra la rasoiata dopo poco più di un chilometro, imprime un’andatura forsennata e aumenta il margine nel secondo dei tre giri. Crea il vuoto, all’apparenza spavaldo ma lucidissimo, in piena spinta. Uno show: incita la folla, si esalta e chiude con dieci secondi su chi insegue, il bielorusso Chebiarak e il romeno Suhanea. Il riscatto a un anno dalla delusione di Tilburg, dodicesimo frenato da un problema muscolare, per un dominio progettato nei dettagli, con un vittorioso test al cross spagnolo di Soria nel percorso di preparazione. Ed è solo l’inizio.

2008 - Il secondo successo è anche più facile del previsto. Così dice Lalli dopo il traguardo a Bruxelles, dove stronca la resistenza dei rivali tra gli under 23 in pratica senza nemmeno attaccare: non cambia ritmo, ma cedono uno dopo l’altro. Eppure non mancano i pretendenti nel gruppo che si sfilaccia: il britannico Vernon di bronzo l’anno prima nella corrida di Toro con l’azzurro quarto, il francese Amdouni campione junior. L’ultimo ad arrendersi nel tratto in salita del penultimo giro è il turco Bayrak, uomo da 27:29 sui 10.000 metri, undicesimo alle Olimpiadi di Pechino. Da lì in poi è un altro assolo, una nuova cavalcata verso l’oro. Vince ancora per distacco l’azzurro, non c’è bisogno di aspettare la volata che è il suo punto debole, ma la vera gara finisce al suono della campana. Ha tutto il tempo di esultare con l’indice alzato prima di entrare nel rettilineo al Park van Laken, di fronte all’Atomium, e di lanciare un bacio agli spettatori. A segno anche stavolta, dopo tre mesi di preparazione tutti dedicati alla campestre, con Vernon a otto secondi e Bayrak sfinito che conserva il bronzo concludendo al passo. Ed è argento per la squadra azzurra, trascinata dal suo leader che poi cerca gloria anche su pista, secondo nei 10.000 agli Europei U23 della stagione seguente. Ma il cross è il suo terreno di caccia, la specialità preferita che gli darà la gioia più grande.

2012 - Freddo, gelo e prati bianchi a Szentendre, alle porte di Budapest, ma si accende l’entusiasmo per il formidabile strapotere di un azzurro, anzi dell’azzurro per eccellenza nel cross. Il giorno dei giorni di Andrea Lalli, imprendibile e inarrivabile. Fa girare le gambe come nessun altro su un tracciato completamente innevato e allunga dopo un paio di chilometri. Prova a tenergli testa il francese Hassan Chahdi che si porta a condurre ma il finanziere, al via dopo un raduno in Kenya e senza gare di avvicinamento, rimane in scia con la sua azione composta, in controllo. Al quarto chilometro saluta la compagnia: impressionante la facilità di corsa, sembra un “quad” dalle sembianze umane, a trazione totale. Il vantaggio è enorme, venti secondi all’inizio dell’ultimo giro. E ancora alza le braccia anzitempo, e ancora si attarda per gustarsi meglio quegli attimi di felicità. Con un’autorevolezza mai vista agli Europei di cross. Dietro cade a metà gara Daniele Meucci, si riporta nel gruppo e coglie uno splendido bronzo. In due sul podio individuale, anche questa una prima volta, e le medaglie sono tre, con la squadra terza. Poi si aprono nuovi orizzonti per Lalli, con l’attività su strada, anche se dalla maratona non arrivano i risultati sperati (un personale di 2h12:48 a Torino nel 2014) per colpa degli infortuni. Ma un posto nella storia è suo.

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