Mei: “Atletica italiana sempre in primo piano”
28 Aprile 2025Pubblichiamo l'intervista che il Presidente federale Stefano Mei ha rilasciato a "Italia Oggi", e che è stata pubblicata dal quotidiano sabato scorso, 26 aprile.
L’Italia vuole ospitare i mondiali di atletica leggera. Dopo aver perso il treno del 2027 (l’edizione si svolgerà a Pechino), Roma si candiderà per il 2029 o per il 2031, avendo già incassato il benestare del presidente della World Athletics Sebastian Coe. Un impegno necessario, visto il momento d’oro che sta vivendo l'atletica italiana e l'eredità degli Europei 2024 che, nonostante le polemiche, si sono chiusi con un bilancio positivo e con I'Italia prima nel medagliere. I talenti che stanno emergendo in questi anni? Un fatto ciclico, ma anche un risultato dei progetti e degli investimenti fatti. A parlare è Stefano Mei, presidente della Federazione italiana di atletica leggera (Fidal), che insieme a ItaliaOggi traccia un bilancio di uno dei momenti migliori della storia dell’atletica italiana.
Domanda. L'atletica italiana sta vivendo stagioni magiche, con il primo posto nel medagliere agli Europei di Roma e i successi a Tokyo e Parigi. E una questione ciclica, ogni tanto i campioni arrivano, o è cambiato qualcosa negli ultimi anni?
Risposta. Stiamo vivendo un momento straordinario: basti pensare ai risultati ottenuti a Tokyo, dove siamo arrivati secondi nel medagliere dell’atletica, superando potenze come Cina e Gran Bretagna, restando dietro solo agli Stati Uniti. Un traguardo notevole, considerando la differenza in termini di bacini di utenza, risorse e infrastrutture. Appena eletto, ho voluto approfondire il tema dello stanziamento previsto per la preparazione olimpica. La FIDAL riceve da Sport e Salute circa 12 milioni di euro all’anno, di cui 5,1 destinati all’alto livello. Abbiamo deciso di aumentare gradualmente lo stanziamento, che quest’anno sarà di 8,5 milioni. Questo non significa dare direttamente denaro agli atleti, ma potenziare I'intero ecosistema che li supporta: preparazione, prevenzione, cura fisica, formazione di tecnici e professionisti qualificati. Abbiamo anche riformato il sistema di sostegno alle società, introducendo un meccanismo incentrato sulle performance. In base a una classifica di rendimento, premiamo 150 società: la prima riceve 40mila euro, la centocinquantesima 1.500. Un sistema meritocratico, che non si basa su criteri arbitrari.
Anche a livello giovanile l'Italia sta ottenendo ottimi risultati. Inoltre, sembra che le seconde generazioni stiano avendo un impatto sempre maggiore nell'atletica. Come vede questa evoluzione?
Lo spirito di emulazione gioca un ruolo fondamentale. Quando hai campioni come quelli che abbiamo oggi, i ragazzi si avvicinano con più entusiasmo al movimento. In un certo senso, anche il Covid ha dato una spinta inaspettata all’atletica. Essendo una delle poche discipline praticabili all’aperto durante la pandemia, molti genitori — quasi per necessità — hanno cominciato a portare i figli al campo. Questo ha contribuito ad allargare il bacino d’utenza. Per la prima volta dopo tanto tempo, abbiamo registrato più tesserati tra i giovani che tra gli over 40. Un altro aspetto positivo è la crescente presenza di giovani con origini familiari straniere. È una ricchezza, come già accade da tempo in altri paesi. La nostra nazionale è oggi multietnica, coesa e piena di talento.
Nel 2024, Roma ha ospitato gli Europei di atletica, sebbene non siano mancate le polemiche, in particolare sul numero di spettatori. Qual è il suo bilancio?
È stata un’esperienza straordinaria, ma faticosa, complicata dal carico di polemiche che ha segnato I'intera manifestazione. L'avvicendarsi di tre governi non ha certo facilitato le cose. Inoltre, con il cambiamento delle amministrazioni regionali e comunali, il percorso è stato ulteriormente rallentato. Per quanto riguarda la presenza dispettatori allo stadio, è inutile nasconderlo: è stato uno degli aspetti critici. Purtroppo, non abbiamo potuto fare la promozione come avremmo voluto, anche a causa dei limiti di budget. Tuttavia, se guardiamo la grande partecipazione di persone a Roma, intorno allo stadio, e le ottime performance televisive, possiamo comunque considerare il bilancio complessivo dell’edizione molto positivo.
Roma avrebbe potuto ospitare anche i mondiali del 2027, che invece sono andati a Pechino, anche li tra le polemiche. Ci riproverete in futuro?
Per il 2027 è andata così; era un’opportunità importante, ma ormai è inutile guardare indietro. Ci riproveremo sicuramente, che sia per il 2029 o per il 2031. Lo stesso Sebastian Coe, durante un incontro con il governo, ha espresso la volontà della Federazione di puntare su Roma. Dobbiamo ragionarci insieme, ma sarebbe un peccato non sfruttare questa occasione, soprattutto dopo aver organizzato gli Europei. Riportare i mondiali in Italia dopo quasi 50 anni sarebbe un sogno.
Uno dei principali problemi dello sport italiano riguarda le infrastrutture. Come intervenire su questo fronte?
Per agire sull'impiantistica in Italia dobbiamo ospitare delle grandi manifestazioni. Non mi pare un approccio corretto. Il nostro problema sono gli impianti al coperto. Guardiamo alla Spagna: erano molto indietro rispetto a noi, ora hanno almeno 10-12 impianti multisport, noi arriviamo a 1, massimo 2. Un altro problema sono le dimensioni; a Parma o a Napoli ci sono bellissime realtà, con piste troppo corte perché inserite in un contesto più piccolo. Spesso vedo palazzetti troppo larghi o troppo stretti, non ci sono standard comuni. Vai a Belgrado e trovi il grandissimo Palasport che accoglie sia basket che atletica. Abbiamo sicuramente un problema, su cui stiamo lavorando con Ministero e Sport e salute.
Lo sport italiano è stato da poco coinvolto in un processo di riforma, in particolare sul lavoro sportivo. Che impatto hanno avuto le novità sull'atletica?
La ratio della nuova normativa è assolutamente condivisibile: il lavoratore sportivo deve avere la stessa dignità di qualunque altro lavoratore. Tuttavia, essendo lo sport italiano ancora fortemente basato sul volontariato, l'attuazione ha comportato inevitabili difficoltà. La nostra Federazione conta poco meno di 2.900 società affiliate, con realtà molto diverse tra loro: alcune sono ben strutturate, altre meno. Dopo una prima fase di critiche e resistenze, sempre più persone stanno comprendendo che è necessario adeguarsi ai tempi. Non basta più affidarsi solo al volontariato: serve una visione più imprenditoriale, capace di garantire sostenibilità e crescita.
In Italia, c'è un forte legame tra sport e forze armate, con molti atleti che sviluppano la loro carriera nei gruppi militari. Come giudica questo sistema?
È un sistema perfettibile, ma che offre a tanti atleti l’opportunità di concentrarsi sullo sport senza doversi preoccupare troppo del futuro. Come Federazione, stiamo lavorando attivamente con le Università, le associazioni datoriali e i sindacati per definire programmi di carriera duale, che permettano agli atleti di conciliare sport e studio/lavoro. D'altro canto, sosteniamo i nostri atleti non solo attraverso la nostra struttura di tecnici, medici e fisioterapisti, ma anche con contratti di lavoro diretti, a cui destiniamo un investimento che si aggira intorno ai due milioni di euro. Attualmente contiamo circa 300.000 tesserati, ma il nostro obiettivo è aumentare questa platea. L'atletica ha un grande valore sociale: è uno sport che può essere praticato da chiunque, è economico e molto accessibile. Inoltre, fare atletica è benefico per la salute: è uno degli sport più sani che esistano.
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